Whatsapp down, cosa ci succede quando le nostre applicazioni si bloccano?

Ieri pomeriggio si è verificato un blocco di una delle applicazioni di messaggistica istantanea più famose: whatsapp. L’applicazione comprata da Zuckerberg per 19 miliardi di dollari è rimasta irraggiungibile per circa 5 minuti.
Un tempo molto breve che è però bastato per scatenare il panico nei milioni di utenti che si sono riversati su altri social per comprendere il motivo del guasto, che al momento è ancora sconosciuto.
Il fenomeno già visto in passato viene definito “whatsapp down” e può presentarsi sotto varie forme, ad esempio l’impossibilità di inviare e ricevere messaggi, già il 31 dicembre 2015 infatti, l’app andò down impedendo ai suoi utenti di fare gli auguri ad amici e parenti.
Il panico scatenato porta però numerosi spunti di riflessione, primo fra tutti: quanto sia inconsapevolmente diventata un’ossessione, la nostra capacità di inviare messaggi, al punto che, un semplicemente malfunzionamento riesce a colpirci così tanto.
Tutto ciò avviene perché al giorno d’oggi siamo assuefatti dalla tecnologia, che ha invaso ogni campo della vita quotidiana e ha infiniti utilizzi, proprio per questo, molto spesso ci ritroviamo a svolgere tramite apparecchiature tecnologiche, attività che potrebbero essere tranquillamente svolte a mente come i calcoli matematici.
Prima fra le apparecchiature vi è il cellulare: si stima infatti che circa 5 miliardi di persone ne abbiamo uno. La sua evoluzione parte negli anni 80 fino ad arrivare ai moderni smartphone che presentano funzioni come la messaggistica istantanea e le videochiamate che tanto utilizziamo e apprezziamo, ma soprattutto che hanno cambiato completamente il nostro modo di comunicare permettendoci di parlare con chiunque, in qualsiasi momento e soprattutto ovunque esso sia.



È anche vero però che i telefoni cellulari hanno cambiato totalmente le nostre abitudini, pur senza rendercene conto. Passiamo infatti una quantità enorme di ore incollati ai nostri schermi limitando il tempo dedicato ad attività all’aria aperta.
Fenomeno frequente soprattutto nei bambini, i quali passano sempre più tempo in casa “divertendosi” grazie all’enorme quantità di applicazioni disponibili, in alcuni casi utilizzate senza essere controllati dai genitori mentre in altri controllati da un sistema apposito che impedisce ai loro di utilizzare app non idonee. Vi sono poi bambini, poco più che neonati che sanno già farsi strada nel mondo della tecnologia attivando applicazioni o guardando foto dal telefono dei genitori.
Insomma, viviamo immersi nella tecnologia, di conseguenza perché non utilizzare i rari momenti in cui non possiamo averla a disposizione per “disintossicarci”?

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