La Smart compie 20 anni: il sogno di Mr Swatch si è realizzato
Eravamo agli inizi degli anni novanta, la tecnologia delle auto a batteria (per non parlare del car sharing) non era ancora così avanzata da rendere possibile la realizzazione di un progetto così ambizioso, ma il geniale fondatore della casa di orologi di plastica non mollava. Cercò in tutti i modi di realizzare il suo progetto, arrivando a bussare alla porta di sua maestà Mercedes.
Oggi che la Smart compie 20 anni il sogno del papà della Swatch si è realizzato: la macchina è elettrica e condivisa. Ulteriore testimonianza del genio visionario HayekSmartMa nella lunga storia della Smart Fortwo un altra tappa importantissima fu l’arrivo del micro diesel. Chissà infatti se quando nacque il progetto Swatch car l’esistenza di un motore super tecnologico come quello della prima diesel avrebbe potuto convincere Mr. Hayek a firmare con la sua casa di orologeria la vetturetta.
Certo è che un propulsore come quello della Cdi era difficile da immaginare all’inizio degli anni Novanta: tre cilindri, turbo a controllo elettronico, appena 799 cc per una notevole potenza di 41 cavalli a 4100 giri minuto e una coppia di 100 Nm a 1800 giri. Il tutto con consumi – e quindi inquinamento – davvero record: 3,4 litri per 100 chilometri in media. Insomma non era certo un’auto elettrica ma ci si avvicinava parecchio…
Nell’ultima serie, si sa, il motore a gasolio è sparito: sarebbe costato troppo renderlo Euro6, e poi la rivoluzione elettrica era già decisa: dal 2020 tutte le Smart saranno solo a batteria.
Insomma sulla storia della Smart si potrebbe girare un film. C’è stato il modello della polizia, il furgone e mille aneddoti che rendono divertentissimo parlare della macchinina che ha fatto la felicità di tanti disperati del parcheggio. Memorabile la canzone del Trio Medusa “Un uomo in Smart” ( “guida come ‘n assassino pe le vie der tiburtino, pe raggiunge su cugino pe piasse n cappuccino…”) ma spettacolare anche la storia – che pochi conoscono – della Fortwo negli Usa. Una delle cose che diede più problemi all’allora DaimlerChrysler. E già perché i tanti importatori paralleli avevano a quel tempo letteralmente invaso gli Usa già dal 2004 con modelli comprati in Europa e poi modificati per venire in contro alla normativa americana.