L'ONU cambia il logo per rappresentare la disabilità, ma la versione stilizzata dell'Uomo Vitruviano non convince
Qualche anno fa le Nazioni Unite diedero incarico alla Design Unit del Dipartimento di Informazione Pubblica dell’Onu di studiarne una nuova immagine grafica della disabilità da utilizzare per il proprio sito.
Ne nacque un logo che rappresenta una sorta di uomo vitruviano stilizzato, , una figura simmetrica racchiusa in un cerchio “a rappresentare l’armonia tra gli esseri umani nella società” scrive il sito dell’Onu.
Questa figura umana universale a braccia aperte avrebbe dovuto simboleggiare l’inclusione delle persone di tutte le abilità, in tutto il mondo».
“Il logo è stato creato per rappresentare l’accessibilità per le persone con disabilità – prosegue il sito – Ciò include accessibilità delle informazioni, servizi, tecnologie di comunicazione, così come l’accesso fisico. Il logo simboleggia inoltre la speranza e la parità di accesso per tutti”.
Eppure, a distanza di anni, il logo si vede poco in giro nonostante abbia voluto essere neutrale, imparziale, e cancellare anche lo stigma grafico di categorizzare le disabilità entro confini stretti, inadatti a rappresentare gli universali valori dell’inclusione.
I motivi delle polemiche radicano proprio nelle considerazioni espresse sul sito dell’ONU per spiegare il nuovo simbolo dell’Accessibilità denominato dall’ONU “Logo dell’Accessibilità” (Accessibility logo).
Si legge:
“Il logo dell’accessibilità è stato creato per… :
- “essere usato sui prodotti di informazione pubblica stampati o in formato elettronico al fine di aumentare la consapevolezza sui problemi legati alla disabilità. Il logo può essere usato per simboleggiare prodotti, luoghi e tutto ciò che è adatto ai bisogni della disabilità o Accessibile
- rappresentare l’accessibilità per le persone con disabilità. Questo include l’accessibilità alle informazioni, ai servizi, alle tecnologie di comunicazione, così come l’accesso fisico
- simboleggiare anche la speranza e la parità di accesso per tutti”.
L’ONU chiarisce inoltre che “il logo dell’accessibilità è neutrale e imparziale”. Ne consegue l’intenzione anche di superare l’idea di categorizzare graficamente la disabilità nel vecchio e stretto perimetro della sedia a rotelle perché l’ONU mira a rappresentare i valori universali dell’inclusione che devono riguardare ogni essere umano. Inoltre, “L’uso del logo non implica l’approvazione da parte delle Nazioni Unite o dal Segretariato delle Nazioni Unite”.
Fermo restando il lodevole obiettivo, a livello internazionale, di aprire nuovi orizzonti sempre più inclusivi, ci si chiede se questo nuovo simbolo possa adeguatamente rappresentare la disabilità.
Due le considerazioni del pubblico internazionale, sintetizzate da Eleonora Campus sul portale d’informazione” Disabili allo Scoperto”:
la prima fa notare che la figura stilizzata dell’ONU, riporta all’uomo vitruviano di Leonardo da Vinci che rappresentò la figura “ideale” di uomo in armonia con se stesso e con il mondo che lo circonda. Quello di Leonardo è un uomo perfetto all’interno di due figure geometriche (un cerchio e un quadrato) considerate a loro volta perfette dal filosofo greco Platone. Ma partire dalla “perfezione” di Leonardo, nella sua rappresentazione grafica con un corpo ideale e non stilizzato, rischia di far apparire il logo dell’ONU come una caricatura dell’uomo vitruviano, un uomo di “serie B” già nella rappresentazione grafica che, invece di essere un modello allargato, “neutrale e imparziale” comprensivo di “tutti”, verrebbe identificato solo per le persone con disabilità qualora anche mentalmente ognuno riuscisse a staccarsi dalla rappresentazione della vecchia carrozzina.
Questo perché l’immagine del nuovo logo dell’Accessibilità richiama un disegno fatto da un bambino: la testa è un cerchio staccato dal corpo come se questo fosse un accessorio a se stante rispetto alla mente, ai sentimenti. Tra l’altro la stilizzazione non comprende neanche il busto: braccia e gambe si uniscono immediatamente. Ma il corpo non è una zavorra di cui liberarsi: esso è parte essenziale sia delle persone con disabilità che delle persone senza disabilità. Banalizzare il corpo in una stilizzazione minimale, staccarlo dalla testa, rischia di non far riconoscere alle persone con disabilità una delle parti essenziali (cioè l’aspetto carnale) di tutte le persone umane che sono un “unico” fatte di testa, anima, cuore e corpo.
E, ancor più grave, si rischia di ricadere nel vecchio pregiudizio di una “corporeità negata” – alle persone con disabilità, da sempre rivendicata e mai riconosciuta, perché considerate “disincarnate”, angeli senza corpo e genere.
la seconda considerazione fa notare che l’uomo Vitruviano di Leonardo si basava sulla perfezione geometrica di Platone. Riprendere quel modello da parte dell’ONU, seppur stilizzato e modificato, rischia di sostenere proprio quell’idea dell’uomo perfetto perché le Nazioni Unite affermano di voler rappresentare “tutte le abilità”.
Occorre dire invece che la disabilità fa parte della diversità umana, come affermato prima dalla Dichiarazione di Madrid del 2002 e poi proprio dalla Convenzione dell’ ONU sui diritti delle persone con disabilità del 2006.
Se l’ONU parla di “tutte le abilità” e non di eterogeneità umana, rischia di fare un passo indietro facendo intendere in quel “tutte” il vecchio concetto di “abilità diverse”, addirittura da ricercare come “residue”, e non la “diversità di tutta l’umanità”.
Non solo, rischia anche di cadere nel pregiudizio “dell’abilismo” ove si parte da una scala di misurazione delle abilità umane partendo da dei criteri cosiddetti di normalità che, ovviamente, misurerebbero anche le persone con disabilità stabilendo il distacco da quello che la maggior parte della società considera “normale”.
Ma, al di là delle perplessità espresse, resta ferma una emergenza su tutte: occorre rileggere la disabilità, comprenderla davvero e arginare fenomeni di discriminazione subdola che stanno prepotentemente manifestandosi, o ri-manifestandosi, ai giorni nostri.