L’app Io batte Immuni a suon di download. Polemiche sulle violazioni della “privacy”
Fino al mese scorso erano circa nove milioni gli italiani che avevano scaricato l’app Immuni, predisposta per velocizzare il tracciamento dei contagi da Covid 19.
Di contro il 7 dicembre scorso, primo giorno utile per il download dell’app IO, ha visto quasi 7 milioni di italiani aderire al programma Cashback messo in campo dal Governo per invogliare i pagamenti con carte di credito e similari presso negozi fisici e non online.
E mentre proseguono gli imponenti flussi di traffico registrati dall’app con milioni di richieste di caricamento di carte all’interno della sezione ‘Portafoglio’, con picchi di quasi 8000 operazioni al secondo”, la polemica impazza.
E non certo perchè entrambe le app soffrono di disservizi e inceppi vari.
In primis perchè il deterrente manifestato di fronte all’app Immuni è sempre stata quella della “privacy” violata, la stessa che oggi si dimentica mentre si caricano online dati ancor più sensibili di quelli richiesti da Immuni e che sbirciano nel portafoglio degli italiani.
Meglio un rimborso del 10% sulle spese di Natale o evitare al virus di propagarsi?
Il secondo fronte di polemica pone sotto accusa il Governo che, con la classica strategia del bastone e la carota, da una parte invoglia le persone a fare spese nei negozi di vicinato fortemente in crisi rispetto alle vendite online, e a sconfiggere i pagamenti “in nero”, dall’altra bastona gli assembramenti dello shopping chiudendo l’Italia intera in zona rossa per natale e Capodanno.
Ma al di là delle polemiche, resta un dato su tutti: sia l’app Immuni sia quella del Cashback puntano a sconfiggere il virus e le sue nefaste conseguenze, sanitarie ed economiche.
Già a febbraio scorso, infatti, l’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva affrontato il discorso circa la trasmissione del coronavirus attraverso le banconote.
Le banconote e le monete sarebbero tra gli oggetti più rischiosi da maneggiare in questo momento. La frequenza con cui ne facciamo uso aumenta le possibilità di contrarre il nuovo virus.
Questa la nota dell’OMS in merito:
Sappiano che il denaro passa di mano con frequenza e può catturare ogni tipo di batterio o di virus, per questo suggeriamo alle persone di lavarsi le mani dopo aver maneggiato i soldi e non toccarsi la faccia prima
E sul profilo Twitter dell’OMS si leggeva:
Un oggetto può venire contaminato da una persona infetta. Informazioni preliminari suggeriscono che il virus può sopravvivere sulle superfici per qualche ora. Il modo migliore di proteggersi è sempre lavarsi le mani più spesso possibile o usare prodotti a base di alcool.
Non è ancora chiaro quanto il coronavirus rimanga sugli oggetti inanimati. Secondo quanto riportato dal Journal of Hospital Infection, virus simili come la SARS possono sopravvivere fino a 9 giorni sulle superfici a temperatura ambiente.
Possono inoltre essere neutralizzati attraverso disinfettanti comuni o con le alte temperature.
E non c’era bisogno dell’OMS che ci dicesse che, Covid o Sars che sia, i soldi sono sempre stati veicolo di virus.
Quello che andrebbe detto oggi e che forse il Covid ha reso drammaticamente evidente quanto sia preferibile evitare il denaro cash, e quanto l’evasione possibile attraverso quest’ultimo leda ogni comparto della vita civile. E il conto arriva a tutti prima o poi, ben più salato di una “privacy” svenduta da anni per qualche like sui social.