Al tempo del Coronavirus si scoprono tutti pizzaioli, panificatori e pasticcieri
In questo lungo periodo di allontanamento sociale ed isolamento da tutte quelle abitudini e rituali che inducevano le persone ad uscire di casa e ritrovarsi per un aperitivo, uno spuntino oppure una cenetta a lume di candela, tra le pareti domestiche (sarebbe il caso di dire “casa, dolce casa”) ci si sperimenta cuochi, pasticcieri e… pizzaioli!
Infatti, chi si reca al supermercato per rifornire la propria dispensa, si sarà certamente reso conto dell’assenza di alcuni prodotti nei rispettivi scaffali: la farina, ad esempio. Da qualche settimana sembra che il prodotto forse meno utilizzato in cucina ai tempi del “fai presto, non c’è tempo, vado di fretta”, sia invece diventato il più prezioso e desiderato al tempo del Coronavirus, acquistato in grandi quantità, riposto nella propria cucina ed accumulato come se fosse lo scaffale del reparto alimentari!
Perché questa corsa spasmodica all’accaparramento di questo bene storicamente caratterizzato dalle famiglie dove le nostre nonne facevano il pane? Una moda? Un bisogno? Forse paura di non poter nutrirsi abbastanza? “Esco poco, quindi se sto a casa cucino”, direbbe chi oggi è costretto a rimanere per settimane chiuso in casa.
Ecco che allora si riscopre il valore della famiglia, dei rapporti interpersonali, del gusto tipicamente mediterraneo di mangiare bene e stare in compagnia davanti ad una pizza, magari, con i colori dell’Italia: rosso pomodoro, verde basilico, bianco dell’impasto.