Emergenza Coronavirus, forse da domani chiusi anche i distributori di carburante in tutta Italia

A partire da domani, mercoledì 25 marzo, forse rimarranno chiusi a causa dell’emergenza Coronavirus anche i distributori di carburante in tutta Italia, non per decreto del Governo ma per libera scelta delle associazioni di categoria.
La notizia potrebbe scatenare una corsa alle pompe di benzina così come accaduto nei giorni scorsi per i supermercati ed i negozi di generi alimentari ma sarà comunque possibile effettuare il rifornimento di gasolio e benzina nelle stazioni abilitate al servizio self service. Ciò escluderebbe automaticamente la possibilità di rifornirsi di GPL e Metano dato che per il rifornimento di gas è necessaria la presenza di un operatore abilitato.
Già nei giorni scorsi molti gestori avevano deciso, visto anche il calo del traffico veicolare, di chiudere il proprio impianto lasciando attivo soltanto il servizio self service. Nei prossimi giorni non è da escludere che alcuni gestori, in particolare quelli realizzano gran parte del proprio fatturato grazie al gas, possano prendere una decisione di segno opposto dato che, come detto in precedenza, non esiste un Decreto da parte delle Istituzioni che obblighi alla chiusura gli impianti i rifornimento.
L’annuncio è stato diffuso da Faib (Confesercenti), Fegica (Cisl), Figisc/Anisa (Confcommercio) in una lunga nota congiunta che, oltre alle motivazioni dell’annunciata chiusura, contiene numerose accuse nei confronti del Governo:
“Noi, da soli, non siamo più nelle condizioni di assicurare né il necessario livello di sicurezza sanitaria, né la sostenibilità economica del servizio. Di conseguenza gli impianti di rifornimento carburanti semplicemente cominceranno a chiudere: da mercoledì notte quelli della rete autostradale, compresi raccordi e tangenziali; e, via via, tutti gli altri anche lungo la viabilità ordinaria.
Correremo il rischio dell’impopolarità e dei facili strali lanciati da comode poltrone, – proseguono le tre sigle – ma davvero non abbiamo né voglia, né la forza per spiegare o convincere delle solari ragioni che ci sostengono. Chi volesse approfondire può chiedere conto a Governo, concessionari autostradali, compagnie petrolifere e retisti indipendenti: a ciascuno di essi compete fare per intero la propria parte se si vuole assicurare la distribuzione di benzina e gasolio.
In un Paese che, malgrado i limiti strutturali e l’assoluta drammaticità della situazione, cerca e spesso trova il modo per far scattare meccanismi di solidarietà, c’è una categoria di persone, oltre 100.000 in tutta Italia, che, senza alcuna menzione, ha finora assicurato, senza alcun sostegno né di natura economica, né con attrezzatura sanitaria adeguata, il pubblico servizio essenziale di distribuzione di energia e carburanti per il trasporto di beni e persone. 100.000 persone che hanno continuato a fare il loro lavoro (ridotto mediamente dell’85%) a rischio della propria incolumità e mettendo in pericolo la propria salute, presidiando fisicamente il territorio, rimanendo dove sono sempre state e dove ogni cittadino di questo Paese è abituato a trovarle ogni giorno, vale a dire in mezzo alla strada.
E forse, proprio per questa ragione, queste 100.000 persone risultano essere letteralmente invisibili, presenza data per scontata, indegna persino di quella citazione che di questi tempi non si nega a nessuno. Noi non siamo certo eroi, né angeli custodi. Ma nessuno può pensare di continuare a trattarci da schiavi, né da martiri. Siamo persone con famiglie da proteggere, cittadini tra gli altri che sanno di dover assolvere ad una responsabilità di cui non si vogliono spogliare, ma a cui non può essere scaricato addosso l’intero carico che altri soggetti, con ben altri mezzi, disponibilità economiche e rendite, si ostinano ad ignorare”.
 

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