Lord Byron in Italia, tra poesia e vino
Oggi nasceva Lord George Gordon Byron, uno dei più rinomati scrittori inglesi in Italia, su cui scrissi già in un articolo apparso su CasertaWeb il 25 luglio 2019. In questo nuovo intervento tratterò invece della stima che ancora oggi il nostro Paese gli tributa, dopo il suo viaggio in Italia.
Byron e l’Italia
Dell’interessante itinerario sul suolo italico, il poeta tratta nel IV canto del famoso poema Childe Harold’s Pilgrimage (Il viaggio del giovane Aroldo) del 1818. Fu dopo la sua peregrinazione che sorsero o divennero famosi alcuni alberghi ad Ischia, a Roma, a Forte dei Marmi o ristoranti pregiati come a Rapallo, a Roma, a Novara, a Salerno, a San Giuseppe Vesuviano. Maurizio Barbaro, proprietario di un pub dedicato a Byron a Lucera, in provincia di Foggia, mi ha spiegato come nasce questa interesse:
Il pub è nato per la passione che ho per le opere di Byron. Egli, insieme ad altri poeti, scrittori ed intellettuali, ha reso famosa l’Italia principalmente con la descrizione di opere artistiche e successivamente con i tanti riferimenti enogastronomici sparsi nelle varie opere. La struttura riproduce fedelmente un locale inglese, dove si può sorseggiare ottima birra inglese/scozzese, gustare tagli di carne saporiti ed assaporare squisiti dolci anglosassoni e perché no…leggere i libri del Lord!
Un viaggio enologico
Come giustamente ha detto l’intervistato, lo scrittore inglese menziona spesso le specialità italiane tra cui quelle vinicole. Che vino avrà sorseggiato il poeta, quando passò per Caserta? L’ho chiesto al proprietario dell’enoteca La Botte a Casagiove, Ricciardi Vincenzo, che così ha risposto:
Nell’800 i trasporti vinari erano molto più lenti, difficili e costosi, per tanto prevaleva il consumo locale e territoriale del vino prodotto nelle varie zone vinicole casertane. Francesco IV di Borbone beveva e sovvenzionava il Piedimonte Bianco ed il Piedimonte Rosso, oggi è denominato Pallagrello Bianco e Rosso IGT, che ritroviamo anche nelle vigne a ventaglio dell’Oasi di San Silvestro. Addirittura nel suo terreno a Monticello, presso Piedimonte Matese, il sovrano aveva espressamente vietato l’attraversamento della vigna con una epigrafe: chi osava passare poteva essere addirittura sparato a vista!
Anche nel Beppo, poema in ottave scritto a Venezia nel 1817, Lord Byron parla del vino italico. Le seguenti strofe sono tratte da Byron, Satire, Beppo, racconto veneziano e Visione di un giudizio (cura e traduzione di Franco Giovanelli, Grandi Tascabili Economici Newton, 1993). In questi versi sta parlando il viaggiatore: egli descrive con un senso di libertà le bellezze dell’Italia, facendo spesso riferimento alla vigna, in particolar modo a quella maritata al pioppo, come l’Asprigno aversano (amo le vigne che invece d’esser puntellate a un muro s’avvolgono sugli alberi), o all’uva appena colta (sono carri a sbarrarmi il cammino, colmi di rossi grappoli annaspanti):
XLI
Confesso che – nonostante i peccati
degli abitanti – l’Italia è per me
delizioso soggiorno: amo le vigne
che invece d’esser puntellate a un muro
s’avvolgono sugli alberi e si stendono
dall’una all’altra, cadendo in ghirlande
come decorazioni d’una scena
grande o leggera che la gente attrae
se il primo atto termina in balletti
frammezzo ad un paesaggio ricopiato
da vigneti francesi a meridione
XLII
In autunno mi piace verso sera
uscirmene a cavallo senza l’obbligo di raccomandazioni al cameriere
affinché s’assicuri che legato
m’abbia dietro un mantello, essendo il cielo
non ben completamente rischiarato.
So bene, se mi fermo per la via
dove verdi s’attorcono i sentieri
che sono carri a sbarrarmi il cammino
colmi di rossi grappoli annaspanti:
in Inghilterra sarebbe letame
o fango o qualche simile trasporto.
E con quest’elogio delle bellezze territoriali dell’Italia, concludo questo breve ma ricco articolo, degustando un vinello insieme a voi…Prosit!