O’ Carosone bellu guaglione: omaggio all’intramontabile “cantore di Napoli” su Rai1
Grande e inaspettato è stato il successo del film Carosello Carosone, avvincente pellicola trasmessa ieri in prima serata su Rai1, in occasione dei 100 anni dalla nascita di Renato Carosone.
L’artista, voce dell’intramontabile “Canto Napoli!”, con il suo originale timbro jazzista abbinato all’accento partenopeo, ha rallegrato I’Italia e perfino gli Stati Uniti, dove annunciò il suo addio alle scene della musica e dello spettacolo, a suo dire arrivato a “100 metri prima dal culmine del successo”.
La paternità della regia cinematografica va a Lucio Pellegrini che ha scelto, quale interprete del grande pianista e cantautore napoletano, Eduardo Scarpetta, trisnipote omonimo dell’indimenticabile commediografo.
Il film ripercorre le tappe che hanno condotto Carusone dalle asperità della vita fino alle stelle del successo. Lo spettatore rivive in un racconto divertente e ben ritmato gli episodi più significativi dell’esistenza del cantautore: la soddisfazione per il conseguimento del diploma presso il conservatorio di San Pietro a Majella, il senso di disorientamento e timore per l’approdo in Africa, l’incontro con la sua futura moglie Lita Levidi, e finalmente gli anni del successo che lo condurranno ai vertici delle classifiche internazionali, grazie ad un talento musicale, frutto della fusione dei ritmi della tarantella con melodie africane e americane, a cui si ispira dopo l’arrivo negli USA.
Notevole è l’attenzione e la sensibilità con cui il regista ricostruisce non solo l’ascesa rocambolesca alla notorietà, topos cinematografico tipico delle narrazioni biografiche, ma anche la passione che lo ha portato in vetta; emerge un Renato Carusone perfettamente consapevole che i sacrifici compiuti, uniti alla passione per la musica, avrebbero fatto sicuramente da apripista per il successo.
“Musica, madre mia! Quando mi mettesti al mondo, il mio primo vagito fu un LA, ti ricordi? Le altre note me le hai insegnate dopo. E le ho imparate con fatica con rabbia; camminando a piccoli passi su quel sentiero irto di difficoltà. A tempo, con ritmo preciso, preciso. Oggi questo sentiero è splendido, luminoso. E non guardo più nemmeno dove metto il piede, tanto lo conosco. Si, ora lo conosco, è mio! Ma che fatica madre mia, sorella mia, amante mia.”.
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“O’ sarracino” risuona oggi più che mai come un inno alla leggerezza, in un momento in cui anche un film biografico è una boccata d’aria rispetto alla clausura a cui siamo costretti.