"Quadretto di genere", una breve poesia per ricordare Gabriele D’Annunzio

“Quadretto di genere”, una breve poesia per ricordare Gabriele D’Annunzio

E ci risiamo…ecco l’ennesima zona rossa; la nostra povera provincia di nuovo martoriata da questo malefico virus abbarbicato all’Italia. I pensieri sono tormentati dal ricordo dei cari che non ci sono più, dalla paura di poterci ammalare, dal dibattuto giudizio sulle vaccinazioni, dal bramoso desiderio di ritornare alla normalità e non ad un apri-chiudi da esaurimento.

In questo scenario apocalittico, se tutto fosse stato normale, nelle università italiane, nelle biblioteche e nelle librerie si sarebbe ricordato Gabriele D’Annunzio, nato e morto nel mese di marzo. Per l’occasione, quando si poteva ancora uscire liberamente, ho chiesto ai giovani studenti incontrati per caso nei loro luoghi di ‘assembramento’ cosa ne pensassero di questo poeta davvero unico.

Cari giovani ma a voi piace D’Annunzio?

La nostra gioventù, quella che viene giustamente criticata per il fenomeno gravissimo e condannabile delle baby gang o delle risse viste in tv o degli assembramenti continui dinanzi ai locali….bene proprio in quel marasma di menti e caratteri ci sono anche quelli che rispettano le regole poste a difesa della nostra vita contro il Covid, quelli che nonostante i disagi della didattica a distanza sono sempre pronti a studiare, quelli che non escono da mesi e se lo fanno è solo per una sola breve passeggiata.

Ho chiesto proprio a loro quale poesia di D’Annunzio si ricordano o amano: molti prediligono La pioggia nel pineto, perché sembra di sentire la pioggia mentre la leggi, ha dichiarato una studentessa; ad altri piace la romantica e struggente Un ricordo o l’estiva Il vento scrive, tutte e due accomunate dal tema dell’amore, un sentimento molto sentito dai ragazzi e dalle ragazze. Chissà voi lettori un po’ attempati quale componimento dannunziano conservate nel cuore…Intanto leggiamo la poesia scelta per voi.

Quadretto di genere… quello che vorremmo tornare a fare!

Nella prima raccolta dannunziana, intitolata Primo Vere, edita in due edizioni nel 1879 e nel 1890, abbiamo una breve poesia che si intitola Quadretto di genere, che mi ricorda il dipinto di Pierre-August Renoir, Ballo al Moulin de la Galette del 1876 conservato al Musée d’Orsay di Parigi. Ecco i versi:

Quadretto di genere
A Carmelo Ervico

La sera è placida: gl’innamorati
suonano cantano sotto i balconi;
dentro le bettole fieri ed alati
sprizzano i brindisi a i vini buoni;
via come passeri in compagnia
ridono corrono i bimbi via.

La sera è placida: le canzonette
balzano volano dai lieti cuori;
a ’l suon de’ cimbali ne le stradette
le brune zingare cinte di fiori
sotto la candida luna novella
saltano ballano la tarantella.

Essa è composta di due sestine, strofe di sei versi ciascuna, che compongono un quadretto di vita comune in un borgo dell’Ottocento. A livello ritmico abbiamo una sorta di rima da filastrocca, che rende veloce la lettura dei versi.

Il testo è ricco di vitalità: in una sera placida (v. 1 e v. 6) per strada si possono udire le serenate (gl’innamorati suonano cantano sotto i balconi), nelle osterie si vedono gli avventori brindare allegramente, in presenza di bambini che si divertono a giocare (ridono corrono i bimbi via), mentre le ragazze intonano canzonette traboccanti dai lieti cuori e per le strade le brune zingare agghindate di fiori ballano la tarantella a ritmo dei cembali.

Questo ballo di origini calabresi era suonato con la fisarmonica o i tamburelli a sonagli ed era accompagnato dai canti popolari degli zingari quando si fermavano in qualche borgo con i loro carri variopinti. Un componimento che ci ricorda le sagre contadine, che si svolgevano nei nostri paesi, i ristoranti, dove si cantava e si ballava, le feste cittadine, tra bancarelle e musica di piazza. Speriamo allora che presto questo Quadretto di genere ridiventi una scena normale e non un’eccezione alla regola.

 

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