Sciatore scomparso sul Cervino identificato 64 anni dopo la morte

Un mistero lungo 64 anni è stato finalmente svelato nei giorni scorsi grazie al lavoro continuo della Polizia di Stato, ai social network e ad un pizzico di fortuna. I familiari ancora vivi di Henri Joseph Leonce La Masne avevano perso ormai ogni speranza di ritrovarlo vivo ma continuavano a chiedersi dove fosse il corpo del loro parente. Lo hanno scoperto grazie agli appelli della Polizia di Stato, che chiedeva a chi sapesse qualcosa di aiutare ad identificare i resti di un uomo. Nel 2005 infatti, su un ghiacciaio a 3000 mt di altezza sul monte Cervino, in provincia di Aosta, erano stati trovati i resti e gli indumenti di uno sciatore. Le analisi della Polizia Scientifica hanno permesso di ipotizzare che quella salma appartenesse ad una persona di circa 175 cm, di età compresa tra i 30 e i 50 anni, deceduta nei primi anni Cinquanta.
Per anni i resti sono rimasti senza un nome, fino a  quando la Procura di Aosta ha chiesto di diramare il più possibile i contenuti dell’indagine in Italia e all’estero. Obiettivo che è stato perseguito attraverso una diffusione capillare della notizia sui mass media e tramite la pubblicazione, lo scorso 22 giugno, di un post sulla pagina Facebook della Questura di Aosta poi condiviso da altri profili della Polizia. Dopo alcuni giorni di attesa ecco il commento in francese, della signora Emma Nassem che chiedeva chi contattare per ricevere altre notizie: “Penso di conoscere questa persona. Mio zio morì sciando sul Cervino nel 1954 in un giorno con un forte temporale”. ha scritto la donna.
La signora aveva ascoltato la notizia da una radio francese ed aveva poi consultato il post su Facebook, capendo che quella persona ritrovata potesse essere suo zio. Il padre della signora Emma, Roger La Masne, è ancora vivo ed è il fratello minore dello sciatore rimasto nei ghiacci per 50 anni. I resti sono stati identificati grazie ad una mail inviata dal signor Roger nella quale venivano descritte le caratteristiche del fratello e le tappe del suo viaggio. Lo stesso Roger era stato poi in Valle d’Aosta per cercare invano suo fratello ed aveva fornito altri particolari ritenuti credibili dagli inquirenti. L’elemento che però permetteva di essere certi, o quasi, che si trattasse della persona indicata era una foto dello sciatore inviata dalla nipote: indossava degli occhiali esattamente identici a quelli rinvenuti a pochi centimetri dai resti.
Per essere certi di non aver commesso un errore restava una sola prova da fare, quella del dna su un soggetto maschio familiare della vittima. Il signor Roger si è sottoposto all’esame e il confronto dell’aplotipo del cromosoma Y, condiviso da tutti i membri maschili di una famiglia appartenenti allo stesso ramo paterno, ha dato esito positivo: i resti erano quelli di Henri Joseph Leonce La Masne, restituito ai suoi cari ben 64 anni dopo la morte.

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