Scoperta agli scavi di Pompei, riemerge l'ultima vittima dell'eruzione

Quasi duemila anni dopo la tragica eruzione del Vesuvio gli scavi di Pompei restituiscono all’umanità altri importanti resti, quelli di un uomo che, tra gli ultimi in città, ha tentato di allontanarsi invano dalla distruzione provocata dal vulcano. Il ritrovamento, di cui ha dato notizia in esclusiva l’Ansa, svela una morte orribile: il fuggitivo, di circa 35 anni e con una gamba malata (gli esperti hanno rintracciato sulla tibia i segni di una grave infezione ossea) si stava allontanando disperatamente quando è stato travolto da una valanga di lava e da un masso di circa 3 quintali che gli ha staccato la testa di netto: probabilmente l’uomo nei suoi ultimi istanti si è girato per osservare quello spettacolo davanti al quale non poteva che restare inerme.
I resti dell’uomo, che era riverso a terra, sono stati trovati nella Regio V, all’interno dell’area del nuovo cantiere, tra il Vicolo dei Balconi appena riportato alla luce e il Vicolo delle Nozze d’Argento. Il direttore degli scavi di Pompei Massimo Osanna ha definito la scoperta “drammatica ed eccezionale” mentre Dario Franceschini, fino a qualche giorno fa ministro dei Beni Culturali, ha definito quella di Pompei “una storia di riscatto e rinascita”.
La dinamica della morte del 35enne claudicante è stata ricostruita grazie alle analisi fatte sullo scheletro, ma successivi esami in laboratorio potranno arricchire di altri dettagli questa storia, che aggiunge ancora più fascino all’antica città di Pompei, rimasta nascosta per secoli e secoli prima di restituire all’umanità i segni di un tempo lontanissimo.

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