Vendesi aria pulita: l'idea di un'azienda canadese riscuote successo (soprattutto in Cina)
“Vendere aria fritta” è un’espressione utilizzata per dire che qualcuno propone un prodotto o un servizio che in realtà o non esiste è assolutamente inutile o superfluo. Da oggi in poi però dovremmo smettere di usare questo modo di dire perché c’è chi l’aria la vende eccome. Sulla Terra l’aria è ovunque e nonostante ciò sono sempre di più le persone che sentono la necessità di comprarla.
Un mercato che si sta sviluppando velocemente in Cina, facendo le fortune della società canadese Vitality Air, capace di lanciare quasi per gioco un prodotto che si sta rivelando vincente. Lam e Troy Paquette decisero di prelevare aria pulita da zone non inquinate nei pressi delle Montagne Rocciose come il Lago Luise e “imbottigliarla” in bombolette da 4,5 litri corredate da una mascherina che permettesse di inalare l’aria. L’aria venne venduta sulle piattaforme di e-commerce con risultati altalenanti, ma di lì a poco tutto sarebbe cambiato. Dalla Cina infatti, nazione tristemente nota per l’inquinamento atmosferico (frutto del grande sviluppo ) che attanaglia intere città e regioni, sono incominciati ad arrivare i primi ordini consistenti e il mercato piano piano si è allargato sempre di più.
Al momento la Vitality Air ha già venduto, in Cina e in altre parti del mondo, circa 200mila bombolette al prezzo di 20 dollari ciascuna ed ha allargato la sua offerta mettendo in vendita anche ossigeno purissimo.
Ma i cinesi, e tutti coloro che vivono in area altamente inquinate, sono ancora molto lontani dal risolvere il problema: l’aria contenuta nella bomboletta basta solo per poco tempo e se qualcuno volesse (nonostante la scomodità di dover respirare sempre tramite una mascherina) vivere di aria pura sarebbe costretto a sborsare cifre enormi. A cosa serve quindi inalare aria pulita per qualche minuto se poi per il resto della giornata si respira smog? Non è chiaro se possano esserci dei benefici, ma le soluzioni da adottare in futuro potrebbero essere o quella di abbassare di molto i prezzi (dato che i costi di produzione sono vicini allo zero) o quella, molto migliore, di porre un freno all’inquinamento e ricominciare finalmente a rispettare il nostro pianeta.
Fonte: Il Messaggero